IRLANDA

L’Irlanda. La terra Verde. Verde e grigia, ve lo assicuro. Perlomeno nel periodo in cui l’ho visitata, Agosto. Anzi. Ferragosto.

Partenza da Bologna, circa 40° C, sudore e appiccicume del vestiario,  arrivo nella terra della birra scura, 18°C di media. Ovviamente, ho goduto.

La mia destinazione: Tragoumna beach, piccola frazioncina di Skibberren, nell’estremo Sud Irlandese. Lì ho davvero capito cosa vuol dire farsi una birra in un Irish Pub. Specialmente se gli anziani del posto, accompagnati da chitarra ed arpa, improvvisano canti popolari, il tutto condito dal soave tintinnio dei boccali.

L’ Irlanda è una terra magica, chissà quante volte ci sarà stato detto, e soprattutto una terra variopinta di genti, ecosistemi, profumi e sensazioni. Anche se a dirla tutta, l’odore prevalente per uno studente squattrinato è quello del fritto. Fish & Chips ad ogni angolo e poche economiche alternative. Friggi il pesce direttamente nello strutto e i tuoi amici vegetariani si piegheranno al volere degli espansivi Irlandesi.

In fondo a Baltimore, la mia colazione è stata questa.

Inorriditi? Io ne ero entusiasta! Il tutto consumato in un ambiente confortevole e nonostante la temperatura settembrina.. caldo.
Le barche ormeggiate sul molo beccheggiano al tempo di una musica fatta di chiacchiericci irlandesi e tinitinnio di cucchiani e coltelli che spalmano marmellata, e talvolta dallo stupore dei turisti che scovano intrusi in acqua come foche e gabbiani.

Tornando alla gente.
C’è calma, voglia di parlare, conoscere, ma senza mai essere invadenti, è tutto immerso in un grande clima di innaturale amicizia, come se, il carattere insulare di questa Nazione abbia permesso ai suoi abitanti di cogliere  qualcosa che a molti altri sfugge ancora.. cordialità per chi condivide il tuo stesso tetto. Che poi quest’ultimo sia costituito da tegole o da stelle, non fa molta differenza.

Proseguendo a bordo di un macchinone sei posti (un amico che conosco a questo punto della lettura  sorriderà sotto i baffi) si arriva a Galway. Bella. Tipica. Irlandese.
Fiumi di gente, musica nei pub, birra a fiumi (sono ripetivo? mai abbastanza ragazzi, stiamo parlando di pinte!) . Girovagare per la piccola cittadina di Galway tendendo l’orecchio ai vari artisti di strada è pura estasi. E tutto ciò che per noi poveri mortali sembra avvolto in un atmosfera filmografica non viene minimamente avvertito dal resto dei passati che, assuefatti dalla routine guardano avanti e passano indifferenti.

INVIDIA.

Da dire e e raccontare ce ne sarebbe.  Da fotografare anche. Ci sono posti fantastici, il ring of Kerry propone quanto più di meglio ci sia per un fotoamatore, una varietà di ambienti e colori disarmante (ma vi consiglio di prendervi il vostro tempo e vi auguro un meteo clemente). Per ora ho cercato di raccontare attraverso qualche scatto, che nel tempo aggiungerò, il calore e la cordialità percepita da questi simpatici rossi malpeli.

Il mio unico rammarico è stato quello di non aver avuto a disposizione le lenti che possiedo oggi e qualche nozione tecnica in più.  E poi la luce non era un granchè.

E l’uva ovviamente non era ancora matura.